Origine Storica
Alla fine del seicento la Villa del Chiaramello era un casino di caccia circoscritto in una struttura a torre che oggi costituisce il nucleo laterale dell’attuale costruzione.
Apparteneva alla famiglia dei conti Caramelli originari di Cavallermaggiore. Il capostipite del ramo di Clavesana, Annibale, partecipò come capitano dei Moschettieri alla guerra iniziata da Carlo Emanuele II e poi conclusa da Vittorio Amedeo I per la conquista del Monferrato. Dopo il 1631 gli fu assegnata la carica di Governatore della Cittadella di Mondovì Piazza e di Luogotenente nel Governo della medesima città.
Nel 1780 i beni dei rami cadetti della nobiltà estinta vennero incamerati dallo Stato Sabaudo che li rivendette cedendo patrimoni e titoli nobiliari.
La tenuta del Chiaramello fu acquistato dai fratelli Giuseppe, Antonio e Filippo De Filippi come risulta da una preziosa mappa catastale datata 1795.
Successivamente nel 1848, dopo alterne fortune, venne bandita all’asta ed acquistata dal Causidico Procuratore Giovanni Battista Blengini di Mondovì. Lo stesso, nel suo testamento, redatto nel 1861 recita: ‘‘……fatto il mio corpo cadavere sarò sepolto senza pompa….lascio l’intero plenario usufrutto della mia eredità alla mia moglie…in compagnia delle due mie dilette figlie Giuseppina e Cesarina (deceduta nel 1863 a soli sette anni)…..’’.
Giuseppina, restata unica erede, andò sposa al nobile pittore Amedeo Ghesio Volpengo di Torino. Esiste un assai prosaico ‘‘contratto di matrimonio’’ tra i due giovani promessi sposi.
Il pittore mise a disposizione il suo titolo nobiliare e la sua arte mentre la ricca Giuseppina Blengini le meno aristocratiche ma più concrete proprietà.
Il pittore, che visse nella Villa per lunghi periodi tra il 1872 e il 1889, trovò nel Chiaramello la giusta linfa per la sua vena pittorica.
La passione per la terra e l'onere della gestione del patrimonio dotale lo spinsero ad intensificare la coltivazione della vite e il commercio del vino verso Genova, Torino e la Svizzera.
Nei registri contabili, puntualmente redatti di suo pugno, è scritto:
15 novembre 1873: pagato porto di lire 0,95 per invio bottiglie per assaggio albergatori di Torino.
17 agosto 1874: venduto al Sig. Castellino, albergatore di Mondovì, 10 brente di vino di prima qualità al prezzo di lire 30 la brenta, al brentatore a Mondovì date lire 1,20 , pranzo ai massari che condussero il vino lire 2, mancia al massaro Paolo per avermi venduto il vino lire 3.
23 dicembre 1874: venduto al Sig. Alessio Lorenzo di Montiglio, albergatore in Torino, 25 brente di vino della botte n. 9.
11 giugno 1875: ricevuto dal massaro di Clavesana, Paolo, a conto delle 16,30 brente di vino di seconda qualità della botte n. 12 che mi vendette il fine di Maggio al Sig. Parola del Borgo di Cuneo, al prezzo di lire 11,50 la brenta.
6 gennaio 1876: venduti ai Sig.ri Castellino e Lerda, albergatori in Mondovì, vino Clavesana di prima qualità della botte n. 5.
Nel suo studio invernale di pittura sono ancora conservati tavolozze, boccette di polveri madri, tele grezze, cavalletto, schizzi, oggetti di puro valore storico e amatoriale.
Nei registri contabili si legge:
27 dicembre 1877: speso in ferramenta pei tre armadi nel mio studio di pittura nella casa civile di questa cascina, sei cerniere piccole a lire 0,25 cad. comprese le viti, una serratura lire 1,05 , due più piccole lire 1,50 in tutto lire 4,95 .